lunedì 5 novembre 2007

Il primo mattone della salvezza


Christian Riganò esulta. Marca

Una casa si costruisce mattone su mattone, e Christian Riganò lo sa bene, visto che prima di sfondare nel calcio faceva il muratore. Proprio Riganò ha avuto l’onore di posizionare il primo mattone della salvezza del Levante tutto italiano di De Biasi. Per farlo gli sono bastati trentaquattro minuti nei quali ha segnato i 3 gol (a 0) all’Almeria che hanno consentito al suo Levante di portare a casa i suoi primi 3 punti stagionali, dopo che ne aveva conquistato solo 1, contro il Murcia alla seconda giornata, nelle precedenti 10 partite. Quell’unico punto in 10 partite aveva però portato i tifosi e non solo loro a contestare la squadra. Il primo a pagare è stato ovviamente il tecnico Abel Resino, sostituito dall’ex granata Gianni De Biasi, il quinto italiano del Levante. Anche Riganò, però, era stato oggetto della critica dei tifosi levantini, che gli rimproveravano un eccessivo uso di sigarette, ma lui, dopo aver prontamente ribadito «non reputo un problema il fatto che un giocatore si conceda una o due sigarette dopo i pasti. Capirei le critiche se uno fumasse un pacchetto al giorno, ma non è il mio caso. Non credo - ha concluso l’ex bomber messinese - che il Levante sia ultimo in classifica per questo». Il fumo – vizio condiviso con molti altri calciatori, tre nomi su tutti: Platini (il cui vizio non faceva piacere all’avvocato al quale replicava che l’importante era che non fumasse Benetti, mediano tutto polmoni della Juve nella seconda metà degli Anni 70), Zidane e Buffon, quindi, per il nostro non è un problema. Problemi che ha però creato a Cobeño, numero 1 dell’Almeria.
Problemi che Riganò, agli esordi, era costretto a sventare: ai tempi del Lipari, infatti, Riganò giocava in difesa. Fu spostato in attacco in occasione di un match per il quale il Lipari non aveva attaccanti disponibili, e la stazza del bomber oliano convinse il suo allenatore a provarlo come prima punta. L’esperimento riuscì, e da allora Riganò è un attaccante, e che attaccante! Dopo aver trascorso quattro anni al Lipari, corona il suo sogno giocando nel Messina, ma solo per una stagione, visto che i soli 3 gol in 29 partite di campionato non gli valgono la riconferma. Lui non si perde d’animo e, dopo due anni all’Igea Virtus, approda al Taranto, in C2. Con 14 gol contribuisce alla promozione in C1 degli Ionici, e con 27 reti in 33 partite nella stagione successiva si fa notare dai dirigenti della Fiorentina, che cercano giocatori per ripartire dalla C2 con la Florentia Viola. Lui accetta di buon grado, e dopo 30 gol in 32 partite nella prima stagione, trova quello che aveva perso a Taranto per colpa del Catania in un’accessissima finale play off: la serie B. Proprio nella serie cadetta si fa alfiere del detto «chi sa segnare segna dovunque, dalla C2 alla A», mettendo a segno 23 reti, che valgono alla Fiorentina l’accesso ai play off dove i viola battono il Perugina e tornano in A dopo due anni di serie minori. Con la Fiorentina gioca anche la propria prima stagione di serie A, in cui va però a segno appena 4 volte in 18 partite a causa di un infortunio patito alla prima giornata. Lui non si scoraggia, e l’anno successivo va a Empoli, visto che a Firenze è chiuso dal neoacquisto Toni. Con gli azzurri è titolare, ma i gol sono appena 5 in 33 partite, e la Viola lo cede al Messina, dove torna a distanza di nove anni. Con i peloritani dimostra di essere un attaccante vero, di razza, e sfruttando il suo fisico, il suo fiuto del gol sotto porta e soprattutto una grande rabbia, segna 19 gol. In appena 27 partite perché un infortunio lo ferma per due mesi. La sua grande stagione non è però sufficiente per la salvezza dei giallorossi, che decidono di cederlo visto che il suo ingaggio pare eccessivo per la serie B. A farsi avanti sono diverse squadre, su tutti il Livorno, che però se lo fa soffiare all’ultimo minuto dal Levante, dove va ad infoltire la colonia azzurra. Il primo gol arriva alla quarta giornata contro l’Athletic Bilbao con un colpo di testa su cross di Pedro Leon. Gol però inutile, a differenza di questa tripletta, dopo la quale i tifosi, per festeggiare, una sigaretta potrebbero anche offrirgliela.
Antonio Giusto


Fonte: SportBeat

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