sabato 1 settembre 2007

L'esodo azzurro

Il 9 Luglio 2006, ovvero un anno e cinquantaquattro giorni fa, Fabio Cannavaro alzava la Coppa del Mondo. Coppa del Mondo alzata da un italiano che giocava in Italia, come gli altri 23 componenti di quella squadra. L'unica altra squadra senza componenti estere a quel mondiale fu l'Arabia Saudita, non esattamente il Brasile.

Un anno fa, quindi, i migliori giocatori italiani militavano tutti in patria, salvo poi espatriare per vari motivi. Fabio Cannavaro e Gianluca Zambrotta lasciarono l'Italia alla volta, rispettivamente, di Madrid e Barcellona, ovviamente sulla sponda più nobile della città. Spagna che, comunque, era già abbastanza ricca di italiani, soprattuto grazie al Valencia di Ranieri, che portò sulle rive del Mediterraneo Lucarelli - 12 presenze ed 1 gol per lui nella stagione 98/99 - che fece presto ritorno in patria, dove trovò Amedeo Carboni, 312 partite in 9 anni con la maglia dei Ches. Con il ritorno di Ranieri a Valencia, nel 2004, arrivarono altri italiani: Fiore, Moretti, Di Vaio e Corradi, di loro il solo Moretti è tuttora al Valencia, dove è titolare della fascia sinistra della difesa. Gli altri tre sono andati via poco dopo: Fiore, dopo vari prestiti in Italia, è tornato definitivamente nella penisola per indossare la maglia del Mantova; Di Vaio, dopo una breve e negativa esperienza al Monaco (dove trascorse 6 mesi anche Bobo Vieri) si è accasato al Genoa, con cui ha ottenuto una promozione in A che nella città della lanterna mancava da dodici anni; Corradi, dopo aver trascorso una stagione in prestito a Parma, si è trasferito in Inghilterra, al Manchester City. Gli italiani abbondano anche sulla sponda rossoblu di Valencia, quella del Levante, dove, quest'estate, ne sono approdati ben tre, che andranno a far compagnia a Damiano Tommasi, che un anno fa decise di emigrare all'estero pur di non dover giocare contro la sua amata Roma restando in Italia. A fargli compagnia sono arrivati Storari e Riganò, due ex messinesi, e Bruno Cirillo, arrivato dall'AEK di Atene, dove era compagno di squadra di Sorrentino, che, stufo dell'esperienza greca (che gli aveva permesso anche di giocare in Champions League), ha deciso di emigrare in Spagna, al Recreativo di Huelva. Anche Abbiati, stufo dell'Italia, ha scelto la Spagna e si è accasato all'Atletico di Madrid. Altro portiere emigrato in Spagna è stato De Sanctis, che dopo aver rotto con l'Udinese utilizzando una nuova normativa Fifa si è accasato al Siviglia, dove milita dal 2005 Enzo Maresca, che aveva già giocato all'estero, al WBA, dal '98 al 2000. Il giocatore più importante andato in Spagna è, però, Giuseppe Rossi, assieme a Pazzini il più forte baby attaccante italiano, che ha accettato la corte del Villareal di Fernando Roig, impresario nel campo della ceramica.

Gli italiani all'estero, però, non vanno solo nell'assolata Spagna: nel Regno Unito ne troviamo ben tre: Cudicini, emigrato oltremanica nel '99, quando passò dal Castel di Sangro al Chelsea; Donati, al Celtic da questa stagione cui è stato affidato l'arduo compito di sostituire il nordirlandese Neil Lennon nel centrocampo dei Bhoys; Rolando Bianchi, costato 13 milioni di euro al neopresidente del Manchester City Shinawatra ed in gol al suo esordio con la maglia dei Blues. Fino a ieri c'era anche Bernardo Corradi tra le fila dei Blues, che però è tornato in patria al Parma annunciato da un terrificante "Corradi go home" sul sito della Gazzetta.

Due italiani anche in Francia: Fabio Grosso, acquistato dai sei volte campioni del Lione dopo una travagliata stagione con l'Inter e Flavio Roma, al Monaco - con cui ha anche disputato una finale di Champions, persa, contro il Porto, nel 2004 - dal 2001.

Italiani che non mancano anche nel resto dell'Europa: da Luca Toni, accasatosi al Bayern Monaco e secondo italiano in Germania dopo Ruggiero Rizzitelli, a Cristiano Lucarelli, allo Shakhtar Donetsk, in Ucraina, per 9 milioni al Livorno e 12 in 3 anni per lui.

Gli ultimi due partenti sono stati Graziano Pellè, all'AZ Alkmaar, in Olanda, perché stufo del calcio italiano, e Pelizzoli, al Lokomotiv Mosca, in Russia, dal gennaio 2007.

Adesso i migliori giovani ci lasciano perché stufi del nostro calcio, come nel caso di Pellè. E pensare che ai tempi di Bettega e Chinaglia si lasciava l'Italia solo per andare a guadagnare profumati dollari in America, nella NASL.

3 commenti:

Entius ha detto...

E' una strana e preoccupante tendenza. anche io ho dedicato un post all'argomento qualche tempo fa.
Va bene finchè partono giocatori a fine carriera o giocatori di livello medio-basso ma i vari Toni, Grosso, De Sanctis, Abbiati, Bianchi, Rossi sono tutti nel giro della Nazionale.

Antonio Giusto ha detto...

Alcuni, probabilmente, ne usciranno. Temo che Bianchi, addirittura, non possa mai entrarci. E questo è un male per per il campionato italiano.
Visto in ottica Nazionale, però, è positivo che i talenti bengano esportati, in modo da imparare un altro tipo di calcio, utile a livello internazionale.

Anonimo ha detto...

non ci sono più soldi e i buoni giocatori vanno via. e di stranieri buoni arrivano sempre meno. KUBALA