venerdì 27 luglio 2007

[Video] La festa (in hotel) dell'Argentina Under 20

Stamattina, andando in spiaggia, ho intravisto un Internet Point. Poco fa sono entrato e, su TuttoMercatoWeb.com, ho trovato questo:

Nel video la festa degli argentini neo campioni del mondo under 20.

mercoledì 18 luglio 2007

Doctor J

Il 23 parto, ed ho pensato di lasciare voi lettori con qualcosa di diverso. L'articolo su Dr. J, ex giocatore di basket e mio idolo è questa cosa. Buona lettura, agli appassionati di basket e non.

Il più grande schiacciatore nella storia della NBA. Bastano queste otto parole per capire chi sia stato sul parquet Julius Winfield Erving II, nato il 22 Febbraio 1950 a Roosevelt, New York, cittadina che ha dato i natali anche ad Eddie Murphy. Doctor J, soprannome che gli era stato dato al tempo della Roosevelt High School, si iscrive alla University of Massachusetts nel 1968. Con gli UMass Minutemen Erving in 2 due anni totalizza una media di 26.3 punti e 20.2 rimbalzi a partita, diventando uno dei 5 giocatori a totalizzare 20 o più punti e 20 e più rimbalzi di media. Nel 1971 firma con i Virginia Squires, con cui resta fino al 1973. Nella sua prima stagione nella ABA Dr. J segna 27.3 punti di media, guadagnandosi l'inclusione nell'All-ABA Second Team e nell'ABA All-Rookie Team e finendo secondo dietro Artis Gilmore nella classifica per il premio di Rookie of the Year. Nel 1972, diventato eleggibile per il draft NBA, viene scelto dai Bucks campioni al numero 12 del primo giro. Erving, però, ha già firmato un contratto con gli Hawks, ed è quindi costretto, a causa di un'ingiunzione legale, a far ritorno agli Squires nell'ABA. Nella stagione 1972/72 Erving chiude con 31.9 punti di media a partita, che gli valgono l'inclusione, la prima di quattro consecutive, nell'All-ABA First Team. Nel '73 Doctor J si trasferisce ai New York Nets, con cui vince due volte il titolo e il premio di MVP, nel '74 e nel '76. The Doctor entra nella NBA nel 1976, con il trasferimento dei Nets, nel frattempo diventati New Jersey Nets, nella NBA. A causa di un'offerta dei Knicks per Julius Erving nel '76 c'è la rottura fra Erving e Roy Boe, il proprietario dei Nets, che lo cede ai Philadelphia 76ers. Con l'approdo ai Sixers Dr. J fa innamorare di lui, tra gli altri, Grover Washington, di professione jazzista, che scrive per lui Let It Flow (For Dr. J). Di Erving si innamora anche Dr. Dre, noto rapper, che si fa chiamare Dr. J nei primi anni di attività proprio ispirandosi alla star dei 76ers. Nella sua prima stagione a Philadelphia Dr. J porta i 76ers in finale, dove vengono battuti dai Portland Trail Blazers. Con l'ingresso nella Lega di Larry Bird nasce un'accesa rivalità tra i due, rivalità che ispira Julius Erving-Larry Bird One-on-One, videogame della Electronic Arts. I 76ers tornano in finale nel 1980, ma vengono sconfitti dai Lakers di uno straordinario Magic Johnson. Nel 1981 Dr. J viene proclamato MVP e nel 1982/83 vince il titolo NBA battendo in finale i Lakers grazie soprattutto all'apporto del neoacquisto Moses Malone, padre di Karl. Seguono 3 discrete stagioni e, nel 1986, Julius Erving annuncia il suo ritiro.

La scheda
Full Name: Julius Winfield Erving II
Born: 2/22/50 in Roosevelt, N.Y.
Height: 6-7; Weight: 210 lbs.
High School: Roosevelt (N.Y.)
College: Massachusetts
Drafted by: Milwaukee Bucks, 1972 (12th overall)
Transactions: Signed with ABA's Virginia Squires after junior season, 4/6/71; Traded to New York Nets, 8/1/73; Nets join NBA, 1976; Contractual
rights sold to Philadelphia 76ers, 10/20/76.
Nickname: Dr. J
Honors: Elected to Naismith Memorial Basketball Hall of Fame (1993); NBA champion (1983); NBA MVP (1981); All-NBA First Team (1978, '80, '81, '82, '83); All-NBA Second Team (1977, '84); 11-time All-Star (1977-87); All-Star MVP (1977, '83); J. Walter Kennedy Citizenship Award (1983); One of 50 Greatest Players in NBA History (1996).
ABA Honors: ABA champion (1974, '76); ABA MVP (1974, '76); co-MVP (1975); All-Star First Team (1973, '74, '75, '76); All-Star Second Team (1972).

lunedì 16 luglio 2007

Copa America: Robinho, Jugador Más Valioso y artillero



«Esta consagración es para los niños de Sudáfrica, Ruanda, Palestina, Israel, Brasil y todo el mundo para contribuir a llenar de amor sus corazones, llenos de pureza, sin maldad y que anhelan la felicidad, la paz y un futuro mejor», «Questa vittoria è per tutti i bambini del Sudafrica, del Ruanda, della Palestina, dell'Israele, del Brasile e di tutto il mondo per contribuire a riempire di amore, abbondanza e purezza i loro cuori senza malessere e con il desiderio che abbiano felicità, pace, e un futuro migliore». Carlos Dunga, cittì verdeoro, dedica ai bambini la vittoria della sua prima Copa America con il Brasile, la quarta nelle ultime 5 edizioni. Questa dedica probabilmente nasce dal fatto che a trascinare i brasiliani in finale sia stato un bambino, nella faccia e nella carta d'identità: Robson de Souza, per tutti, più semplicemente, Robinho. Il menino di Parque Bitaru, periferia di Sao Vicente, cittadina vicina a Santos, nato il 25 gennaio del 1984 ed unico figlio di mamma Marina, casalinga, e papà Gilvan, idraulico, ha trascinato in finale i suoi a suon di gol e grandi giocate, come quelle che avevano portato Pelè, non esattamente uno qualunque, a dire «La prima volta che ha toccato la palla sotto i miei occhi, mi è venuta la pelle d'oca. E quasi da piangere. Il suo dribbling è devastante, pari solo alla sua semplicità. Mi sono rivisto in lui». Parole importanti, soprattutto se dette ad un ragazzino, anzi, ad un bambino. Lo stesso bambino che, dopo aver perso la prima gara di Copa America contro il Messico - contro cui ha anche esordito nella Seleçao il 13 luglio 2003 in un'amichevole terminata 0-0 -, ha deciso di rimboccarsi le maniche e battere il Cile praticamente da solo, segnando una tripletta. In gol anche contro nell'uno a zero sul Cile segnando un rigore da lui stesso guadagnato. Una doppietta anche nei quarti, ancora contro il Cile, nella vittoria per 6-1 dei verdeoro. In gol anche contro l'Uruguay, seppur ai rigori. In finale, contro l'Argentina ci hanno pensato Julio Baptista e Dani Alves a segnare per il Brasile e a consentire ad un gruppo privo di Adriano, Kakà, Ronaldinho e Ronaldo di vincere la Copa America. Il premio di miglior giocatore della manifestazione per l'ex giocatore del Peixe, con cui ha totalizzato 98 presenze e la bellezza di 40 gol, è tutto sommato meritato. Adesso a "O Rei do Drible" tocca conquistarsi una maglia da titolare nel Real Madrid del neo allenatore Bernd Schuster, nei cui confronti Robinho ha già espresso parole di apprezzamento. Non sarà difficile per un ragazzo abituato a superare alla grande i brutti momenti come, ad esempio, quello del rapimento di sua mamma Marina nel novembre 2004.

[Video] Highlights delle finali di Copa America

Uruguay-Messico 1-3 [3° e 4° posto]







Brasile-Argentina 3-0 [1° e 2° posto]



giovedì 12 luglio 2007

[Video] Highlights delle semifinali di Copa America

Brasile-Uruguay 7-6 d.c.r.



Highlights partita




Calci di rigore




Argentina-Messico 3-0






Tornerà Imperatore?


«Spero di farne tanti, magari una ventina» risponde Adriano ad un giornalista che gli chiede quanti gol pensa di fare la prossima stagione. La stagione che potrebbe essere quella della rinascita, dopo un anno e mezzo definito «bruttissimo» dall'ex Imperatore. Proprio in riguardo al suo soprannome Adriano ha affermato, nella recente intervista rilasciata ai giornalisti dal pre-ritiro di Santa Margherita di Pula, in Sardegna, «Mi fa piacere essere chiamato Imperatore, ma devo riconquistarmi questo soprannome, senza dubbio». Eh sì, il ragazzone di Rio, che dice di essere rinato grazie ad Adrianinho, suo figlio, e Daniela, la sua convivente, deve riconquistarsi il titolo di Imperatore. Per farlo è andato in vacanza in Brasile, dopo 4 anni di lavoro estivo, seguito dal professor Gaudino, che lo ha aiutato a prepararsi al meglio. Lui, che un tempo era anche «l'incredibile Hulk», sa di non avere più scuse per deludere i suoi tifosi ed il suo presidente, Massimo Moratti, che ha sempre creduto in lui. Adriano, che già tante volte aveva dimostrato di poter tornare il giocatore di un tempo (neanche troppo lontano: un anno e mezzo fa) facendo sognare i tifosi nerazzurri adesso deve dimostrare di meritare il posto in squadra, da titolare, in coppia con Ibra. Certezze però non ne abbiamo, e quindi la domanda, ovvia, è "tornerà Imperatore?".

lunedì 9 luglio 2007

[Video] Highlights dei quarti di finale di Copa America

Venezuela-Uruguay 1-4







Cile-Brasile 1-6







Messico-Paraguay 6-0







Argentina-Perù 4-0



venerdì 6 luglio 2007

Joey Barton

Joey Barton mostra il suo fondo schiena ai tifosi dell'Everton.


Joey Barton di talento ne ha tanto, ma purtroppo per lui e per gli amanti del calcio non è supportato da una testa altrettanto sviluppata. Sempre al centro delle polemiche, può essere definito un vero e proprio piantagrane. Perché se è vero che in campo la sua grinta è da esempio per i compagni, fuori dal campo non si è certo distinto per la sua correttezza. Anzi, come vedremo, è stato spesso nei guai. Destro naturale, quando gli capita di segnare di sinistro non manca di farlo notare platealmente alla folla divertito alla faccia della regola non scritta dei professionisti che porta a non svelare o quantomeno a non sbandierare ai quattro venti il proprio punto debole. Ma le esultanze particolari di Barton non finiscono qui, infatti si rese famoso per una serie di esultanze (inaugurata contro l’Everton) dove esibiva il fondo schiena ai tifosi avversari e, tanto per non farsi mancare niente, anche dei gestacci rivolti ai tifosi del Portsmouth dopo essere stato criticato per un duro intervento. Ma l’esuberanza di Barton non si ferma al rettangolo verde e anzi è proprio fuori dal campo che ha dato il meglio (o il suo peggio, dipende dai punti di vista), come quando, ad esempio, sfasciò una vetrina con la sua auto nel 2003. Solo la prima di una lunga serie che comprende un’espulsione durante l’intervallo di un match di FA Cup, le critiche a Lampard e Gerrard dopo il Mondiale 2006 e la discussione con un giovane calciatore alla festa di Natale del City del 2004: Barton, in un’atmosfera sovreccitata, termina la discussione con Jamie Tandy, portiere delle giovanili del City, spegnendoli un sigaro nell’occhio, fortunatamente senza. La serie continua con l’investimento di un pedone a cui Barton rompe la gamba. Durante una tournee in Oriente Barton si abbassa al livello di un 15enne tifoso dell’Everton che lo accusa di essere un traditore, la sua reazione lo porta a mettere le mani al collo al giovane tifoso, quindi il capitano del City, Richard Dunne, cerca di fermare Barton ma riceve in cambio un morso sulla mano. Poi, per la frustrazione, Barton si procura una fortissima contusione scalciando il muro (e proprio per i suoi scatti d’ira Barton è stato anche in cura presso la clinica di Tony Adams). Multato, spedito a casa e minacciato di licenziamento in caso di nuovi guai, Barton viene alla luce di nuovo per un’aggressione ad un tassista e per la condanna a 18 anni di reclusione per omicidio del fratello Michael. Nel Gennaio 2006 Barton vuole cambiare aria e lo chiede esplicitamente alla società che però lo mantiene a forza e lo manda in campo sotto i fischi dei tifosi nella sfida di Febbraio contro il Newcastle. Grande prestazione di Barton e le critiche sono così tutte superate, o quasi. Barton è stato protagonista qualche mese fa di un’aggressione violenta in allenamento nei confronti del suo compagno di squadra al City Ousmane Dabo. Quest’ultimo è finito all’ospedale accusando gravi ferite alla bocca e il distaccamento della retina. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Barton è stato immediatamente messo fuori rosa. Lo stesso Barton è finito in carcere a causa di quest’aggressione e poi rilasciato su cauzione.
Joey però, prima di essere una testa calda, è soprattutto un calciatore, un buon calciatore. Nato a Liverpool il 2 settembre 1982, inizia a giocare nelle giovanili dei Toffees da cui, nel 2001 si trasferisce a Manchester, sponda City. Con i Citizens debutta in campionato il 5 aprile 2003 contro il Bolton. La prima rete arriva contro il Tottenham due settimane dopo. Nella stagione successiva Joey entra in pianta stabile in prima squadra e, dopo il suo secondo gol in carriera segnato al Blackburn, arriva la chiamata nell’under 21 per i match di qualificazione all’Europeo contro Macedonia e Portogallo. Il 7 febbraio di quest’anno Joey fa il suo esordio in nazionale maggio subentrando a Frank Lampard nella sconfitta contro la Spagna. Il primo maggio Joey aggredisce l’ex laziale Ousmane Dabo e viene messo fuori rosa dal Manchester City.
Giovedì 14 giugno con 5,8 milioni di sterline il Newcastle United si è assicurato le prestazioni del rissoso centrocampista inglese per volere del neoallenatore Sam Allardyce (ex allenatore del Bolton) di cui Joey ha detto "Ho sempre ammirato Sam. Il lavoro che ha fatto a Bolton è stato fenomenale.". La dirigenza del club ha voluto inserire una clausola che tuteli il club in caso di condanna per il giocatore. Che sia l’inizio di un periodo finalmente dedicato esclusivamente al calcio per Barton o stiamo solo preparandoci ad osservare la prematura fine di un possibile talento?
Ha collaborato Gianmatteo Larocca

[Video] Highlights del terzo turno di Copa America

GRUPPO A



Perù-Bolivia 2-2







Venezuela-Uruguay 0-0







GRUPPO B



Messico-Cile 0-0







Brasile-Ecuador 1-0







GRUPPO C



Colombia-USA 1-0







Argentina-Paraguay 1-0




martedì 3 luglio 2007

[Video] Highlights del secondo turno di Coppa America

GRUPPO A

Bolivia-Uruguay 0-1



Venezuela-Perù 2-0




GRUPPO B

Brasile-Cile 3-0



Messico-Ecuador 2-1




GRUPPO C

Argentina-Colombia 4-2



USA-Paraguay 1-3