domenica 23 settembre 2007

C'esc fantastique!



L'Arsenal asfalta anche il Derby County (nutro pochi dubbi sul fatto che potrebbe riuscirci anche la Villacidrese, con tutto il rispetto dovuto alla squadra sarda) grazie a 3 gol di Adebayor. In gol anche Fabregas e Diaby. Niente da dire sul secondo, ma per il prio il termine "ancora" è certamente più corretto, visto il folgorante avvio di stagione del 20enne di Arenys de Mar, 20 chilometri da Barcellona, dove Cesc è calcisticamente cresciuto.
«Il futuro dell'Arsenal» (con cui ha firmato, il 19 ottobre 2006, un contratto della durata di 8 anni, ovvero fino al 2014), come lo ha definito il suo mentore Arsene Wenger, inizia nel Barça, dove si impone all'attenzione generale a suon di gol e grandi giocate. Gol e grandi giocate che, però, non gli valgono la prima squadra, con cui non riesce ad esordire. Cesc, però, dimostra il suo valere nel Mondiale under 17 di quell'anno: capocannoniere e miglior giocatore della manifestazione, non campione, però: le Furie Rosse si arrendono in finale ad un gol del difensore brasiliano Leonardo. Cesc, però, continua ad avere difficoltà al Barça, allora un cinquantenne con i capelli brizzolati, che di nome fa Arsène Wenger e di mestiere l'allenatore dell'Arsenal, fiuta l'affare e porta Fabregas a Londra, con la promessa di farne l'erede di Patrick Vieira.
L'avventura londinese non inizia nel migliore dei modi per Cesc, che fa fatica ad ambientarsi nella capitale londinese. Ad aiutarlo ci pensano lo svizzero Senderos e il signore con i capelli brizzolati, che gli regala tre occasioni per metersi in mostra. Cesc, ovviamente, le sfrutta tutte. Il 23 ottobre esordisce contro il Rotherham United a 16 anni e 177 giorni, diventando il più giovane esordiente nella sotira dell'Arsenal. Nella sua seconda partita, nel successivo turno di League Cup contro i Wolves, Cesc abbatte un altro record: all'88° minuto segna il suo primo gol da Gunners ad appena 16 anni e 212 giorni. Cesc protagonista in coppa, quindi, ma non in campionato, dove non gioca nemmeno una partita e non viene quindi incluso nella squadra campione d'Inghilterra.
La stagione successiva comincia in modo diverso, grazie soprattutto agli infortuni di Vieira, Gilberto Silva ed Edu, che consento a Fabregas di sfruttare al meglio il consiglio del detto latino "mors tua vita mea". Nel 2004/05 Cesc guadagna un posto da titolare e si diverte ad abbattere qualche altro record, vincendo anche la FA Cup e il ("shield", ovvero "scudo", è un sostantivo maschile, precederlo con un articolo determinativo femminile come fanno in molti è, pertanto, un errore) Community Shield. Tutti si accorgono di Cesc, ma la sua esplosione avviene nel 2005/06.
Stagione 2005/06, appunto: Vieira ha lasciato Highbury e il suo numero 4, di cui si è impossessato Fabregas, chi altri se no? Con il 4 sulle spalle Cesc guida i suoi Europa, dove i Gunners si arrendono solo in finale ad un Barça eccezionale. Secondo posto per l'Arsenal, ma Cesc può consolarsi con i premi Bravo, del Gurin Sportivo, Golden Boy, di TuttoSport, l'inclusione nel top 11 europeo 2006 ma, soprattutto, con la convocazione per il Mondiale tedesco, dove però né lui né la Spagna brillano. Le Furie Rosse escono agli otavi contro la Francia, poi finalista; lui viene candidato al premio di miglior giovane dalla manifestazione, ma il vincitore è Podolski.
Altra grande stagione per lui nel 2007, ma i Gunners vanno male, rischiando addirittura di venire esclusi dai preliminari di Champions.
E ora siamo ai giorni nostri: dopo 9 partite il tabellino di Cesc parla di 7 gol e 6 assist, distribuiti tra Champions e Premier League, dove l'Arsenal è primo. Una sorpresa? Non per l'uomo con i capelli brizzolati che, in un giorno di settembre del 2003, portò Cesc all'Arsenal.
Antonio Giusto


Fonte: SportBeat

martedì 18 settembre 2007

Tre regali Di Natale



A Natale di solito nasce Gesù, in questi giorni, invece, è rinato uno che il Natale se lo porta nel nome.
Dopo essere addirittura finito fuori squadra a metà Agosto per via di alcuni comportamenti giudicati “da prima donna” da parte della società, l’attaccante di Napoli è fragorosamente tornato in scena.
Prima, i 34 minuti concessigli da Marino nella disfatta interna contro il Napoli, che gli sono valsi la convocazione in Nazionale. 17 minuti contro i Bleus, poi i 2 regali a Kiev, contro l’Ucraina di Sheva, confezionati con l’aiuto dei milanisti Pirlo e Ambrosiani.
Il terzo regalo, destinato a tutti quelli a cui non sta simpatica – nella maggior parte dei casi per usare un eufemismo – la Vecchia Signora. Al 2’ della ripresa Totò, accanito fan di Gigi D’Alessio con cui ha recentemente dettato, insacca il pallone dell’1-0 alle spalle del suo amico e compagno di Nazionale Gigi Buffon con un preciso colpo di testa su assist di un altro nazionale, under 21 stavolta: Dossena.
Antonio Di Natale, per tutti Totò, nasce a Napoli il 13 ottobre 1977 ed è lì inizia a tirare i primi calci al pallone. Lascia Napoli da ragazzino per andare nel florido vivaio dell’Empoli e seguire la strada di tanti suoi concittadini che avevano già compiuto in passato il medesimo percorso, come l’”aeroplanino” Montella, trasferitosi ad Empoli nel 1990.
Totò, però, non ottiene sin da subito i risultati di Montella, ed è quindi mandato a farsi le ossa nelle serie minori. Per lui, dopo una presenza in B nel 1997, 33 partite e 6 gol in C2 con l’Iperzola. Prova l’avventura in C1, ma dopo sole 4 partite viene rispedito in C2, stavolta al Viareggio dove si guadagna la chiamata dell’Empoli con 12 gol in 25 gare.
Dopo tanto peregrinare, quindi, per Totò l’occasione buona si presenta nel 1999/00. I suoi 6 gol in 25 partite però non bastano per la promozione dell’Empoli, che chiude all’ottavo posto. L’anno successivo Totò è titolare, e l’Empoli sfiora la promozione concludendo al quinto posto anche grazie alle sue 9 reti. La stagione della definitiva esplosione di Di Natale è quella successiva, ossia la 2001/2002. L’Empoli arriva quarto e sale in A grazie soprattutto alla scoppiettante coppia d’attacco formata da lui e Maccarone, 26 gol in due. L’esordio in A avviene il 14 settembre 2002, contro il Como. Totò rende ancor più bello quel giorno segnando la rete del definitivo 0-2 al 15’ del secondo tempo. Sempre nel 2002 arriva anche l’esordio in Nazionale il 20 ottobre, nell’1-1 con la Turchia. In gol per l’Italia va Vieri, che risponde all’1-0 segnato 10 minuti prima dal suo compagno di squadra Emre, ma gli applausi vanno tutti a Totò, per cui spende parole importanti anche il C.T. Trapattoni. La stagione successiva non è delle migliori né per l’Empoli né per Di Natale: per l’attaccante napoletano appena 5 reti, per l’Empoli un 16° posto che significa serie B. Non per Di Natale però, che il 30 agosto passa all’Udinese. A portarlo in Friuli è Pierpaolo Marino, attuale direttore generale del Napoli.
Nel primo anno ad Udine Totò gioca bene e compone assieme a Di Michele e Iaquinta un trio d’attacco da 35 gol che porta i friulani in Champions. In Europa Di Natale si mette in mostra segnando 3 reti al Werder Brema, che però non bastano per il passaggio dei bianconeri agli ottavi. Di Natale non si demoralizza, e va in gol anche in Uefa, contro i francesi del Lens. Segna anche in campionato (8 gol) e in Coppa Italia, risultando l’unico italiano ad essere andato in rete in tutte e quattro le competizioni. Ritorno in doppia cifra nella scorsa stagione, inutile però per l’Udinese, salva e senza sogni europei.
Totò, però, ha dimostrato di volersi far valere anche in Europa: i 2 gol all’Ucraina sono un chiaro segnale a Donadoni in vista dell’Europeo.
Antonio Giusto


Fonte: SportBeat

mercoledì 12 settembre 2007

Calciatori di colore come vacche sacre

«La squalifica di Zebina è stata minima per via dei "buuu" razzisti tributatigli dai tifosi del Cagliari alla sua uscita dal campo», ecco cosa diceva oggi un giornalista di Sky in un servizio a Sport Time. "Buuu" razzisti? Ma dove? Non ho mai visto uscire un giocatore avversario (che tra l'altro aveva schiaffeggiato un addetto ai cartelloni) dal campo tra gli applausi. E poi i fischi sarebbero razzisti perché rivolti a Zebina che è di colore? Qui qualcosa non torna, come succede da un po' quando in disdicevoli episodi che avvengono sul campo da calcio ci sono di mezzo giocatori di colore.
Da quando i tifosi nerazzurri fischiarono Zoro e gli urlano «negro di m...» e frasi simili, in tutte le situazioni in cui sono implicati giocatori di colore si parla sempre di razzismo.
Il razzismo è sempre stato presente nel calcio, purtroppo. Ad esempio ci sono piazze come Verona dove sei hai la pelle nera vieni tassativamente fischiato, senza distinzioni di maglia, sia quella degli scaligeri o quella degli avversari. Questo è razzismo, sì, come quando i tifosi del Saragozza (se non erro) furono zittiti da Eto'o che per esultare dopo una rete festeggiò imitando un gorilla, animale a cui era stato paragonato nel corso del match.
Razzismo non sono i fischi a Zebina, o il "puzzi" mimato da Baros ad un avversario di colore dopo che questi gli aveva sputato.
Diamoci una regolata, per favore, o iniziamo a considerare anche i «figlio di p...» rivolti a Materazzi praticamente dovunque razzismo visto che Matrix è nato a Lecce, che è al sud, e che secondo Totti, come Roma, viene denigrata dalle città e dagli abitanti (quindi anche dai giornalisti) settentrionali.
Questo è solo un sfogo, non sono assolutamente razzista, anzi, è solo che sentire definito "razzistico" qualsiasi atteggiamento ostico a giocatori di colore non mi va giù.

domenica 9 settembre 2007

Mondiali U17: Nigeria Campione di rigore

9.09.2007



GERMANIA-GHANA 2-1
Sotto gli occhi del presidentissimo della Fifa Sepp Blatter, Ghana e Germania scendono in campo in una (finalmente) assolata Seoul.
La prima parte di gara è di marca tedesca, e questo dominio si concretizza al 17’, quando Toni Kroos, e chi altrimenti?, segna la rete dell’1-0 battendo il portiere ghanese Addo con un preciso calcio di punizione.
Il primo tempo continua senza particolari occasioni e si va all’intervallo sull’1-0 per la Germania.
Nella ripresa Tetteh motiva i suoi, che scendono in campo agguerriti e fanno la partita. Questa determinazione si traduce in gol al 67° minuto, quando il numero 10 Osei insacca il cross di Quansah proveniente dalla destra. Sesto sigillo per l’attaccante ghanese nel torneo.
Il Ghana non si accontenta e continua a fare la partita, lasciando però spazi al contropiede della nazionale tedesca che, al 73’, si presenta con Dowidat in area di rigore. Il destro dell’attaccante del Gladbach viene però neutralizzato da Addo. Sempre Addo, all’80’, para una punizione di Toni Kroos.
Al minuto numero 82 Heiko Herrlich compie una mossa che si rivelerà decisiva: fuori l’affaticato Dowidat e dentro Esswein.
Esswein, però, non vuoel restare in campo a lungo: prima cerca di guadagnarsi un rigore tuffandosi in area e guadagnando solo un gelbe karte, poi, un minuto dopo, segna (su assist del solito Kroos) il gol del 2-1 che scongiura I supplementari e decide di uscire: via la maglia e seconda ammonizione, che significa rote karte, cartellino rosso.
Dopo il gol di Esswein da annotare solo l’infortunio di Reusch, sostituito da Patrick Funk.
Al 96’ Benquerenca sancisce la fine del match.

SPAGNA-NIGERIA 0-3 D.C.R.
Spagna e Nigeria, entrambe campionesse continentali, scendo in campo per giocarsi il titolo di squadra più forte del mondo al livello under 17. Arbitra Yuichi Nishimura, giapponese, arbitro di professione.
La prima occasione è per gli iberici: al settimo minuto Sergio mette la palla alta sulla porta di Ajiboye sugli sviluppi di una punizione calciata da Fran Mérida.
La Nigeria risponde subito dopo con Rafeal, sostituto di capitan Haruna, che calcia anch’egli alto sulla porta di De Gea.
Le azioni degne di nota si susseguono, e una delle più ghiotte è ancora per Rafeal che alla mezzora del primo tempo calcia sull’esterno della rete dopo aver saltato il madrileno Nacho.
Occasione ancor più ghiotta capita ancora a Sergio 5 minuti dopo: sugli sviluppi di un calcio d’angolo va a colpire la palla a botta sicura, ma Mustapha Ibrahim salva sulla linea.
Al 73’ Yemi Tella prova a ripetere la “magia” già compiuta in finale di coppa d’Africa con il Togo inserendo Akinsola, che in quella occasione fu il match winner.
Nel finale Isa prova ad evitare I supplementari, ma trova De Gea sulla sua strada.
Nei supplementari una traversa per parte e nulla più.
Si va ai rigori, dove la Nigeria si impone grazie alle reti di Edile, Joshua e
Oseni. La Spagna invece resta a secco per via degli errori di Illarramendi, Mérida e Iago.
14 anni dopo, a Nigeria è campione del mondo under 17.


Antonio Giusto

Fonte: SportBeat.tv

venerdì 7 settembre 2007

Mondiali Under 17: le semifinali

SPAGNA-GHANA 2-1


(clicka sul'immagine per vedere gli highlights)

La Spagna è in finale grazie ad un gol al 116' di Bojan Krkić, espulso nel finale e quindi squalificato per il match contro la Nigeria.

Contro il Ghana, che nella fase ad eliminazione diretta non aveva ancora subito gol, gli spagnoli partono sottotono, con il Ghana che fa la partita e va al tiro per la prima volta con Sadick Adams, anch'egli squalificato per l'atto conclusivo della manifestazione.
Al 34° ancora Adams spreca da pochi passi, calciando sull'esterno della rete. L'occasione più ghiotta del primo tempo è però di marca spagnola: per due volte Enoch Adu salva sulla linea di porta, mantenendo lo 0-0 fino al termine della prima frazione.
Nella ripresa Tetteh, l'allenatore del Ghana, toglie Donkor, classe 1991, ed inserisce Quansah, 4 assist nella manifestazione, un altro attaccante. Da annotare due cartellini gialli spagnoli: uno a Bojan ed uno all'"inglese" Merida.
Il gol arriva al 67': cross dalla sinistra di Iago, canterano del Barça, per Aquino che controlla male, con la mano a detta dei ghanesi, ed insacca alle spalle del portiere ghanese Joseph Addo.
Seguono due cambi della Spagna: fuori Lopez e Iago e dentro Lukas e Illarra.
La rete del pareggio del Ghana porta la firma del solito Adams, alla quarta rete nel torneo.
Si procede sull'1-1 con le squadre stanche e bloccate fino al 116', quando Bojan, l'unico ancora in grado di correre, prima guadagna una punizione dal limite dell'area e poi, sfruttando i blocchi, si libera e calcia all'altezza del dischetto. La palla è in rete, la Spagna under 17 in festa. Festa che dura per poco visto che, dopo un tentativo dai 35 metri di Tetteh, Bojan ha un diverbio con l'ottimo Fagundes Filho, arbitro del match, e si vede sventolare in faccia una tarjeta roja che gli preclude la partecipazione alla finale.

NIGERIA-GERMANIA 3-1


(clicka sull'immagine per vedere gli highlights)

La Nigeria approda alla finale grazie alle disattenzioni della difesa tedesca, abile a farsi bucare da Chrisantus, Alfa e Akinsola. Per gli uomini di Heiko Herrlich la rete del momentaneo 1-2 porta la firma dell'ottimo Toni Kroos.

La prima occasione del match è per Sascha Bigalke che, dopo aver saltato tre avversari calcia debolmente tra le possenti braccia di Ajiboye.
Il gol dell'1-0 è però della Nigeria che sfrutta con Macauley Chrisantus, settima rete per lui, un'incertezza di Rene Vollath.
Al 16' Yemi Tella sostituisce capitan Haruna, infortunatosi, con Rafeal, che prende ruolo e fascia del capitano.
Il capitano cambia, ma la sostanza no: al 18' ancora un errore di Rene Vollath, che non blocca un sinistro velleitario di Alfa, in gol in modo simile contro la Colombia agli ottavi.
Sul 2-0 a proprio favore la Nigeria non si accontenta e, sotto la pioggia, continua ad attaccare non trovando però il terzo gol. Ne approfitta allora la Germania in cui Toni Kroos, dopo un dribbling al limite dell'area, calcia di sinistro a batte Ajiboye per il 2-1 che riapre il match che pochi minuti dopo rischia di essere addirittura messo in parità quando Sukuta-Pasu colpisce il palo alla sinistra di Ajiboye con un colpo di testa all'indietro.
Nella ripresa, che inizia con l'inserimento di Isa al posto di Amodu nella Nigeria, la Germania cerca di fare la partita, ma i nigeriani dimostrano di essere sempre pronti ad approfittare dei varchi nella difesa della Fußballnationalmannschaft.
Nelle battute finali i nigeriani trovano per due volte la terza rete: prima con Maca Chrisantus, che si vede annullare il gol e, nell'azione successiva, con Akinsola che batte Vollath con un magnifico pallonetto dopo l'ennesimo errore della difesa tedesca.

Spagna e Nigeria in finale.


Di Antonio Giusto

Fonte: SportBeat

lunedì 3 settembre 2007

Argentina-Nigeria 0-2

(clicka sull'immagine per vedere gli highlights)

La Nigeria è in semifinale, dove affronterà la Germania, che ha strapazzato 4-1 l'Inghilterra.
Gli uomini di Tella, che ho soprannominato "Super Aquilotti", hanno sconfitto agevolmente l'Argentina con le reti del capitano Lukman Haruna su rigore da lui stesso procurato e del solito Macauley Chrisantus, che, dopo aver fatto innamorare me contro la Francia nel match inaugurale, spero abbia fatto innamorare (sempre in senso calcistico, eh) qualche centinaio di scout.
Sabato sera piazzo la sveglia alle 8:55, e domenica mattina alle 9 sono davanti alla tv per vedere i "miei" (ormai sono diventato un loro tifoso) Super Aquilotti contro l'Argentina.
La prima vera occasione è per gli argentini: Alexis Machuca calcia una punizione dai 30 metri sulla quale Ajiboye si fa trovare pronto.
Il vantaggio dei Super Aquilotti arriva al 33': sugli sviluppi di un corner dalla destra la palla arriva a centro area a Maca Chrisantus che serve con un colpo di tacco "ibrahimoviciano" l'accorrente Haruna, che nello slancio perde l'equilibrio ma l'arbitro vede un tocco del capitano argentino Fernando Meza, che ammonisce, e concede il rigore. Dal dischetto va lo stesso Haruna, che calcia alla destra di Ojeda e segna la rete dell'1-0.
Il raddoppio arriva nel finale della prima frazione, quando Chrisantus (e chi e non lui?) batte con il piattone destro Ojeda dopo una precisa triangolazione con il classe 1991 Rabiu Ibrahim.
La ripresa inizia con l'ingresso di Oliva al posto di Bittolo nell'Argentina. Tella risponde sostituendo capitan Haruna con Osanga.
Il match prosegue con i tentativi dell'Argentina di riaprire il match puntualmente bloccati dalle folli uscite di Ajiboye, tra i migliori in campo. Nel finale Akinsola, subentrato ad Isa, fallisce clamorosamente il 3-0 calciando fuori dopo aver saltato anche Ojeda.
L'Argentina ci prova ancora, ma dopo 3 minuti di recupero l'australiano Matthew Breeze fischia la fine. La Nigeria è in semifinale.

Bundesliga - 4.spieltag



Nella 4 giornata di Bundesliga il Bayern interrompe la propria striscia vincente pareggiando 1-1 alla Nordbank Arena, per gli sponsor, Volksparkstadion per i tifosi, di Amburgo. Pareggiando contro l'Amburgo il Bayern guadagna solo 1 punto e si porta a quota 10, +3 sulle inseguitrici Bochum, Bielefeld, Eintracht, lo stesso Amburgo e il Werder Brema.

Gli uomini di Ottmar Hitzfeld, dopo aver sofferto più nel primo tempo di questa partita che nei precedenti 3 match, rischia addirittura di andare in svantaggio quando il croato Ivica Olić costringe Kahn alla terza parata stagionale. Anche il neoacquisto degli anseatici, Romeo Castelen, prova ad impensierire Kahn, ma la sua mira non è irresistibile.
Il gol del vantaggio dei bavaresi giunge al 75° minuto, quando Klose, al rientro dopo l'infortunio patito contro il Werder, insacca di coscia alle spalle di Frankie Rost su preciso cross di Lell.
Il Bayern continua ad attaccare sfiorando il raddoppio con Altintop e Eric Maxim Choupo-Moting, che è dell'Amburgo ha 19 anni e colpisce un clamoroso auto palo.
La rete dell'HSV arriva all'87°, quando Zidan insacca alle spalle di Kahn.
finale Hitzfeld toglie Klose e Ribéry e inserisce Sosa e Wagner, dimostrando di accontentarsi dell'1-1.

ALTRE PARTITE

Schalke - Leverkusen 1:1 (1:0)
Lo Schalke pareggia 1-1 con il Leverkusen e rimane a -4 dal Bayern. Per i Knappen, i minatori, ancora imbatutti, la rete del vantaggio porta la firma di Kevin Kuranyi, la risposta delle Aspirine è di Theo Gekas, capocannoniere della scorsa Bundesliga.

Duisburg - Bielefeld 3:0 (0:0)
Il Duisburg spazza via l'Arminia Bielefeld in appena sei minuti in cui Maicon e una doppietta di Ishiaku chiudono i conti. L'MSV Duisburg si porta a 6 punti, l'Arminia dice addio al sogno di condividere per una settimana la testa della classifica con il Bayern.

Rostock - Dortmund 0:1 (0:0)
Il BVB vince 1-0 all'Ostseestadion di Rostock e si porta a quota 6 punti in classifica. Decide una rete dell'italo-tedesco Giovanni Federico ad un quarto d'ora dalla fine. Dopo 0 punti in 4 gare la panchina di Frank Pagelsdorf inizia a scottare.

Hertha - Wolfsburg 2:1 (1:0)
L'Herta Berlino strappa in extremis i 3 punti con un gol del nigeriano classe 1987 Solomon Okoronkwo, in rete all' 88mo minuto. Per il momentaneo 1-1 gli autori dei gol erano stati Pantelic per l'Herta e Dejagahper i Lupi.

Bremen - Frankfurt 2:1 (1:0)
Il Werder inanella il secondo successo consecutivo grazie alla vittoria nel match che nella scorsa stagione gli aveva negato la possibilità di giocarsi il titolo all'ultima giornata. L'1-0 del Werder è di Sanogo, alla seconda rete stagionale. Il 2-0 porta la firma di Petri Pasanen, mentre la rete del definitivo 2-1 è di Thurk.

Cottbus - Nürnberg 1:1 (1:0)
L'Energie Cottbus blocca sull'1-1 il Norimberga, ancora al terzultimo posto. Il vantaggio dei Lausitzer porta la firma del danese Dennis Sörensen. Il pareggio degli ospiti giunge all'85' con Wolf.

Hannover - Bochum 3:2 (2:1)
Il Bochum dice addio ai sogni di occupare la vetta alla pari con il Bayern con la sconfitta al Niedersachsenstadion, ora AWD-Arena. Il doppio vantaggio iniziale dell'Hannover porta la firma di Hanke e Rosenthal. Pareggio del Bochum con Bechmann, alla quarta rete stagionale, e Maltritz su rigore. A regalare i 3 punti ai Roten ci pensa l'iraniano Vahid Hashemian, al Bochum dal 2001 al 2004.

Karlsruhe - Stuttgart 1:0 (0:0)
Il Karlsruhe batte lo Stoccarda 1-0 con la terza rete in campionato del piccolo (solo 168 centimetri per lui) ungherese Tamas Hajnal. Il KSC si porta a quota 6 in classifica, gli uomini di Veh rimangono penultimi a quota 4.

sabato 1 settembre 2007

L'esodo azzurro

Il 9 Luglio 2006, ovvero un anno e cinquantaquattro giorni fa, Fabio Cannavaro alzava la Coppa del Mondo. Coppa del Mondo alzata da un italiano che giocava in Italia, come gli altri 23 componenti di quella squadra. L'unica altra squadra senza componenti estere a quel mondiale fu l'Arabia Saudita, non esattamente il Brasile.

Un anno fa, quindi, i migliori giocatori italiani militavano tutti in patria, salvo poi espatriare per vari motivi. Fabio Cannavaro e Gianluca Zambrotta lasciarono l'Italia alla volta, rispettivamente, di Madrid e Barcellona, ovviamente sulla sponda più nobile della città. Spagna che, comunque, era già abbastanza ricca di italiani, soprattuto grazie al Valencia di Ranieri, che portò sulle rive del Mediterraneo Lucarelli - 12 presenze ed 1 gol per lui nella stagione 98/99 - che fece presto ritorno in patria, dove trovò Amedeo Carboni, 312 partite in 9 anni con la maglia dei Ches. Con il ritorno di Ranieri a Valencia, nel 2004, arrivarono altri italiani: Fiore, Moretti, Di Vaio e Corradi, di loro il solo Moretti è tuttora al Valencia, dove è titolare della fascia sinistra della difesa. Gli altri tre sono andati via poco dopo: Fiore, dopo vari prestiti in Italia, è tornato definitivamente nella penisola per indossare la maglia del Mantova; Di Vaio, dopo una breve e negativa esperienza al Monaco (dove trascorse 6 mesi anche Bobo Vieri) si è accasato al Genoa, con cui ha ottenuto una promozione in A che nella città della lanterna mancava da dodici anni; Corradi, dopo aver trascorso una stagione in prestito a Parma, si è trasferito in Inghilterra, al Manchester City. Gli italiani abbondano anche sulla sponda rossoblu di Valencia, quella del Levante, dove, quest'estate, ne sono approdati ben tre, che andranno a far compagnia a Damiano Tommasi, che un anno fa decise di emigrare all'estero pur di non dover giocare contro la sua amata Roma restando in Italia. A fargli compagnia sono arrivati Storari e Riganò, due ex messinesi, e Bruno Cirillo, arrivato dall'AEK di Atene, dove era compagno di squadra di Sorrentino, che, stufo dell'esperienza greca (che gli aveva permesso anche di giocare in Champions League), ha deciso di emigrare in Spagna, al Recreativo di Huelva. Anche Abbiati, stufo dell'Italia, ha scelto la Spagna e si è accasato all'Atletico di Madrid. Altro portiere emigrato in Spagna è stato De Sanctis, che dopo aver rotto con l'Udinese utilizzando una nuova normativa Fifa si è accasato al Siviglia, dove milita dal 2005 Enzo Maresca, che aveva già giocato all'estero, al WBA, dal '98 al 2000. Il giocatore più importante andato in Spagna è, però, Giuseppe Rossi, assieme a Pazzini il più forte baby attaccante italiano, che ha accettato la corte del Villareal di Fernando Roig, impresario nel campo della ceramica.

Gli italiani all'estero, però, non vanno solo nell'assolata Spagna: nel Regno Unito ne troviamo ben tre: Cudicini, emigrato oltremanica nel '99, quando passò dal Castel di Sangro al Chelsea; Donati, al Celtic da questa stagione cui è stato affidato l'arduo compito di sostituire il nordirlandese Neil Lennon nel centrocampo dei Bhoys; Rolando Bianchi, costato 13 milioni di euro al neopresidente del Manchester City Shinawatra ed in gol al suo esordio con la maglia dei Blues. Fino a ieri c'era anche Bernardo Corradi tra le fila dei Blues, che però è tornato in patria al Parma annunciato da un terrificante "Corradi go home" sul sito della Gazzetta.

Due italiani anche in Francia: Fabio Grosso, acquistato dai sei volte campioni del Lione dopo una travagliata stagione con l'Inter e Flavio Roma, al Monaco - con cui ha anche disputato una finale di Champions, persa, contro il Porto, nel 2004 - dal 2001.

Italiani che non mancano anche nel resto dell'Europa: da Luca Toni, accasatosi al Bayern Monaco e secondo italiano in Germania dopo Ruggiero Rizzitelli, a Cristiano Lucarelli, allo Shakhtar Donetsk, in Ucraina, per 9 milioni al Livorno e 12 in 3 anni per lui.

Gli ultimi due partenti sono stati Graziano Pellè, all'AZ Alkmaar, in Olanda, perché stufo del calcio italiano, e Pelizzoli, al Lokomotiv Mosca, in Russia, dal gennaio 2007.

Adesso i migliori giovani ci lasciano perché stufi del nostro calcio, come nel caso di Pellè. E pensare che ai tempi di Bettega e Chinaglia si lasciava l'Italia solo per andare a guadagnare profumati dollari in America, nella NASL.