Gollas importanti
Gallas festeggiato da Sagna ed Eboué. PA
Un colpo di testa per fermare il Chelsea e portare l’Arsenal di nuovo in vetta. Opera di Adebayor? No, di William Gallas, tra l’altro ex del match. Sì, perché quando al 45’ del primo tempo Cesc Fabregas ha calciato un corner dalla sinistra, il più lesto ad approfittare dell’errore di Cech è stato lui, difensore con numero di maglia e vizio del gol da attaccante. Gallas, infatti, sulla maglia porta un 10 praticamente mai visto sulle spalle di un difensore. L’idea venne a Wenger quando Gallas, appena arrivato ai Gunners, trovò il suo classico 3 occupato e il tecnico francese pensò bene di affidargli il 10 appena lasciato libero da Dennis Bergkamp per non responsabilizzare eccessivamente un attaccante e far risaltare un po’ Gallas, il cui sogno da piccolo doveva però essere quello di vestire un altro numero, magari quello di Jean Tigana, a cui gli amici lo paragonavano da piccolo, quando Gallas, nativo di Asnières-sur-Seine ma trasferitosi quasi subito nella vicina Villeneuve-la-Garenne, passava le giornate a giocare con un pallone, poco importava se fosse da calcio o da baseball. Il piccolo William, però, era troppo preso dallo sport e questo gli costò qualche problema con la scuola, dove fu rimandato in sesta (la scuola in Francia è strutturata diversamente) e dovette affrontare le ire di suo papà, originario di Sainte-Anne, Guadalupa. Detto che Gallas ama il calcio, non si è ancora accennato al fatto che da piccolo Gallas fosse calcisticamente inferiore a suo fratello minore Thierry, su cui si prenderà poi una gustosa rivincita. E Gallas si prende una rivincita anche nei confronti del suo professore di matematica che, quando gli annuncia che da grande farà il calciatore, replica «Calciatore? Non è un lavoro!». William però non vuol sentire ragioni e quando la sua famiglia di vede costretta a fare ritorno in Guadalupa per motivi economici, lui chiede e ottiene da suo padre di poter restare in Francia, all’institut national du football de Clairefontaine, centro di formazione calcistica da cui sono usciti, oltre a lui, anche nomi del calibro di Nicolas Anelka e Thierry Henry, assieme al quale cresce calcisticamente fino ai 17 anni, quando, assieme a sei compagni, passa nel centro di formazione del Caen, a quel tempo in prima divisione. Proprio al Caen conosce Etienne Mendy, ancora oggi il suo procuratore. A Caen gallas rimane due stagione, il tempo di mettere assieme 34 presenze e di farsi notare dal Marsiglia in una stagione sfortunata per il team della Normandia, che terminerà la stagione con la retrocessione in seconda divisione. Gallas però, come già detto, viene notato dal Marsiglia, che però non riesce immediatamente a tesserarlo per via di alcune grane contrattuali, che spingono i dirigenti dell’OM anche a proporgli di tornare a Caen, ma Gallas rifiuta e continua, determinato, ad inseguire il suo sogno: diventare un campione. A fermarlo non ci riesce neppure la frattura dell’alluce che gli consente di giocare appena 3 partite nella sua prima stagione marsigliese. L’anno successivo però il nome del francese finisce sui taccuini di molti grandi club grazie alle ottime prestazioni offerte in Francia ed in Europa, dove l’OM raggiunge la finale di Coppa Uefa poi persa contro il Parma, al fianco di Laurent Blanc. Alle molteplici offerte, Gallas risponde però di no, e decide di restare al Marsiglia, e fa bene: il 19 ottobre segna al Manchester United il gol della vittoria del Marsiglia, ormai è lui l’idolo indiscusso del Velodrome. La partita col Manchester e quella con il Chelsea convincono però Claudio Ranieri che il giovanotto vale la maglia blu del Chelsea, oltre quella della Francia, dove esordirà poco dopo. Al Chelsea Gallas approda per 6 milioni di sterline, e ci resta per 4 stagioni. La rottura arriva nell’estate del 2006, quando Gallas, stufo degli innumerevoli sostituti acquistati per prendere il suo posto, esagera e non partecipa alla tournée americana del Chelsea, e al suo ritorno vede recapitata la maglia con il numero 13 al neo arrivato Michael Ballack. Capisce allora che è tempo di andare via. Lui predilige l’Italia, e Milan e Juventus si fanno sotto, ma alla fine va all’Arsenal nell’affare-Cole. Con i Gunners debutta il 9 settembre 2006 contro il Middlesbrough e due settimane dopo trova la prima marcatura, allo Sheffield United. Il 9 agosto di un anno dopo si vede addirittura promosso capitano, e indossa la fascia per la prima volta il 12, contro il Fulham. Fascia mai più tolta, e chissà che non possa sollevare il titolo, già vinto con la maglia del Chelsea, proprio con la fascia sul braccio.
Un colpo di testa per fermare il Chelsea e portare l’Arsenal di nuovo in vetta. Opera di Adebayor? No, di William Gallas, tra l’altro ex del match. Sì, perché quando al 45’ del primo tempo Cesc Fabregas ha calciato un corner dalla sinistra, il più lesto ad approfittare dell’errore di Cech è stato lui, difensore con numero di maglia e vizio del gol da attaccante. Gallas, infatti, sulla maglia porta un 10 praticamente mai visto sulle spalle di un difensore. L’idea venne a Wenger quando Gallas, appena arrivato ai Gunners, trovò il suo classico 3 occupato e il tecnico francese pensò bene di affidargli il 10 appena lasciato libero da Dennis Bergkamp per non responsabilizzare eccessivamente un attaccante e far risaltare un po’ Gallas, il cui sogno da piccolo doveva però essere quello di vestire un altro numero, magari quello di Jean Tigana, a cui gli amici lo paragonavano da piccolo, quando Gallas, nativo di Asnières-sur-Seine ma trasferitosi quasi subito nella vicina Villeneuve-la-Garenne, passava le giornate a giocare con un pallone, poco importava se fosse da calcio o da baseball. Il piccolo William, però, era troppo preso dallo sport e questo gli costò qualche problema con la scuola, dove fu rimandato in sesta (la scuola in Francia è strutturata diversamente) e dovette affrontare le ire di suo papà, originario di Sainte-Anne, Guadalupa. Detto che Gallas ama il calcio, non si è ancora accennato al fatto che da piccolo Gallas fosse calcisticamente inferiore a suo fratello minore Thierry, su cui si prenderà poi una gustosa rivincita. E Gallas si prende una rivincita anche nei confronti del suo professore di matematica che, quando gli annuncia che da grande farà il calciatore, replica «Calciatore? Non è un lavoro!». William però non vuol sentire ragioni e quando la sua famiglia di vede costretta a fare ritorno in Guadalupa per motivi economici, lui chiede e ottiene da suo padre di poter restare in Francia, all’institut national du football de Clairefontaine, centro di formazione calcistica da cui sono usciti, oltre a lui, anche nomi del calibro di Nicolas Anelka e Thierry Henry, assieme al quale cresce calcisticamente fino ai 17 anni, quando, assieme a sei compagni, passa nel centro di formazione del Caen, a quel tempo in prima divisione. Proprio al Caen conosce Etienne Mendy, ancora oggi il suo procuratore. A Caen gallas rimane due stagione, il tempo di mettere assieme 34 presenze e di farsi notare dal Marsiglia in una stagione sfortunata per il team della Normandia, che terminerà la stagione con la retrocessione in seconda divisione. Gallas però, come già detto, viene notato dal Marsiglia, che però non riesce immediatamente a tesserarlo per via di alcune grane contrattuali, che spingono i dirigenti dell’OM anche a proporgli di tornare a Caen, ma Gallas rifiuta e continua, determinato, ad inseguire il suo sogno: diventare un campione. A fermarlo non ci riesce neppure la frattura dell’alluce che gli consente di giocare appena 3 partite nella sua prima stagione marsigliese. L’anno successivo però il nome del francese finisce sui taccuini di molti grandi club grazie alle ottime prestazioni offerte in Francia ed in Europa, dove l’OM raggiunge la finale di Coppa Uefa poi persa contro il Parma, al fianco di Laurent Blanc. Alle molteplici offerte, Gallas risponde però di no, e decide di restare al Marsiglia, e fa bene: il 19 ottobre segna al Manchester United il gol della vittoria del Marsiglia, ormai è lui l’idolo indiscusso del Velodrome. La partita col Manchester e quella con il Chelsea convincono però Claudio Ranieri che il giovanotto vale la maglia blu del Chelsea, oltre quella della Francia, dove esordirà poco dopo. Al Chelsea Gallas approda per 6 milioni di sterline, e ci resta per 4 stagioni. La rottura arriva nell’estate del 2006, quando Gallas, stufo degli innumerevoli sostituti acquistati per prendere il suo posto, esagera e non partecipa alla tournée americana del Chelsea, e al suo ritorno vede recapitata la maglia con il numero 13 al neo arrivato Michael Ballack. Capisce allora che è tempo di andare via. Lui predilige l’Italia, e Milan e Juventus si fanno sotto, ma alla fine va all’Arsenal nell’affare-Cole. Con i Gunners debutta il 9 settembre 2006 contro il Middlesbrough e due settimane dopo trova la prima marcatura, allo Sheffield United. Il 9 agosto di un anno dopo si vede addirittura promosso capitano, e indossa la fascia per la prima volta il 12, contro il Fulham. Fascia mai più tolta, e chissà che non possa sollevare il titolo, già vinto con la maglia del Chelsea, proprio con la fascia sul braccio.
Antonio Giusto
Fonte: SportBeat
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